sabato 4 febbraio 2012

La pagina bianca

Dacché la mia vena pubblicante ha ripreso a pulsare quello che mi accingo a lasciarmi alle spalle è un lungo periodo di silenzio, dunque quanto segue sarà, miei cari piccoli sfaccendati lettori, il mio tentativo di violentare la pagina bianca.
Quello della pagina bianca è un problema tutto sommato ciclico e di solito coincide con i momenti in cui gli argomenti di discussione sono troppi per rimanere impressi: navi che affondano, scioperi che ricordano alla gente che esistono categorie che solitamente malediciamo quando ci superano a destra in autostrada ma che reggono il paese, filippiche acide su quelli che fanno frasi troppo lunghe, un evergreen su Fabio Volo ed il qualunquismo, il fastidio crescente che sto sviluppando verso il popolo della rete in prima linea per quanto riguarda la risposta caustica ma mai, e dico mai, pronto a fare qualcosa di concreto, il mio coinvolgimento a vari livelli in quasi tutti gli argomenti sopra citati.
Ebbene, quando le cose da scrivere diventano troppe è estremamente complicato scergliene una e, cosa quantomai più grave, rende come inappropriato, chessò, riportare una descrizione, collocabile sullo sfuggevole limite dello stalking, della sconosciuta e per questo splendida ragazza sul treno dei pendolari, piegata sul suo libro come un filo d'erba abbracciato dalla rugiada. Di inappropriatezza in inappropriatezza confesso di aver scritto la frase precedente mentre defecavo, ma la ragazza esiste davvero, un giorno ve ne parlo. Una volta che questi problemi si presentano diventa improponibile opporsi alla futilità del tutto, nemico contro il quale bisogna combattere per cominciare una qualunque azione (soprattutto lo scrivere), e la pagina bianca vince, ti accompagna teneramente per mano verso lidi più caldi e scivoli in silenzio nella vasca del tuo Jim Morrison morente personale.

L'unico rimedio che ho trovato, sperando che quando avrò partorito il finale di questo post il mio dito non si soffermi con decisione sul taso backspace, è prendere il pesante martello a due mani delle parole così che ossimoricamente ti coccoli fino a farti uscire dal tepore che solo il silenzio può regalarti. Un pesante martello che ti consenta di abbattere quel marmoreo muro senza espressione al fine di esporti al gelo. Quel gelo che ti scorre dentro quando fai uscire le parole che conservavi così gelosamente.

Detto questo, ringrazio il buon Salomon Xeno, che mi ha conferito un premio di fama internazionale a cui non ho dato un seguito perché, ammettiamolo, sono un maledetto outsider del magico mondo dei blog e non sarei mai in grado di conferire premi a mia volta. Tuttavia posso lo stesso indirizzarvi al suo blog, blog a tema letterario, ma non solo. Che poi più che un ringraziamento per un premio internazionale che mi ha conferito potrebbe essere un ringraziamento per gli elevati discorsi su letteratura, storia o poesia che, da bravi scienziati o presunti tali, occupano i nostri pranzi. Oppure per essere un po' l'unico che mi commenta i post. A sua scelta.

Alla fine del post ci sono arrivato, la voglia di cancellar tutto è bassa e ben contrastata dalla fatica che dovrei fare per farlo (ben tre tasti, sebbene senza dover nemmanco muover troppo le mani), chissà che non abbia sconfitto il mostro del mio dungeon, ma suppongo lo si scoprirà al prossimo post.

Godetevi un po' sto freddo che, per dio, è estate quasi tutto l'anno in sto maledetto paese.

1 commento:

  1. Sante parole!
    L'inverno è arrivato.

    E grazie per la citazione.
    Sporcare una pagina bianca è un po' come effettuare una misura: facile che ti trovi a dodici sigma da dove speravi di arrivare. Ma così è la vita, una rondine non fa primavera e, infatti, viva l'inverno!

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