lunedì 2 luglio 2012

Considerazioni a margine di sti Europei

A palle ferme, quelle da gioco, quelle che si son riempite della noia di alcune partite, quelle che girano vedendo la propria Nazionale prendere 4 goal, senza crederci nemmeno un po', in una finale d'europeo, potrei lanciarmi in qualche considerazione, di quel qualunquismo genuino che nel parlar di calcio ti vien così naturale, al bar come negli studi rai.

C'erano un po' tutti i presupposti per la grande vittoria, scandalo calcistico di finale di campionato, giocatori indagati, altri in dubbio che volevano probabilmente procurarsi un'amnistia per meriti sportivi, inizio zoppicante, 2, solo 2, belle partite che han dato tutta la fiducia, ma vabbé, c'era la Spagna che passeggiava da 4 partite e han vinto loro, più forti, più in forma, determinati, blablabla.

Prima cosa che ho notato è l'andamento delle borse, che avrà pur qualcosa di scientifico dietro, in funzione della vittoria o della sconfitta di una determinata Nazionale. Coincidenze, che nell'immaginario di un italiano, tifoso allenatore da quando ha 6 anni, non può che far pensare che tutta sta storia di spread, debito, crescita, finanza, sia tutta una grande bufala per mantenere chi lavora in borsa.
È stato l'Europeo dei cani uccisi, che nell'immaginario collettivo equivale allo stupro di neonati, perché guai ad uccidere i cani. Badate bene, non sto dicendo che non abbia avuto del disumano il modo in cui l'Ucraina ha deciso di risolvere un problema che probabilmente si portava avanti da secoli. Dico che la disumanità di uno Stato, emersa solo e solamente perché ci si giocava a pallone dentro, non ha fatto che risvegliare quel gusto del macabro del popolo di internet. Tutti ben disposti a condividere coi propri amici foto di animali morti, anche morti in altri luoghi e in altri tempi, l'importante è che fossero dei cani e che si vedesse qualcuno che li ammazzava. Al punto che viene il dubbio se lo scopo fosse informare, colpire con la forza brutale delle immagini, oppure semplicemente soddisfare un sadismo represso, inconfessato ed inconfessabile che un po' ci si porta dentro. Il sospetto è anche che se fossero state, chessò, scolopendre carnivore di mezzo metro, non sarebbe passato un po' per le palle di nessuno di sollevare un polverone. Boicotta, boicotta, poveri cani, almeno finché l'Italcalcio non ci regala un sogno, non tanto la paventata vittoria, quanto la possibilità che anche se si è inferiori, si può fare meglio, nel calcio come nella vita.
Le autorità Ucraine avevano sulla capoccia anche la spada di Damocle del loro trattamento nei confronti degli oppositori politici. Qui la sollevazione è stata inferiore, che mica son teneri come i cani, e fortunatamente più istituzionale. Ma anch'essa eclissata dalla possibilità di vincere, di poter dire che siamo i migliori, dal popopopooo.
Poi c'è stato il gioco, in cui un ragazzo nero di 21 anni dal talento spropositato non può essere fischiato, perché se lo fischi sei razzista, è nero. No, cari miei, se uno mi sta sulle palle posso fischiarlo, anche se è nero perché è così che mi comporterei con uno che mi sta sulle palle. Ma a quanto pare quelli che si mettono a moralizzare contro i fischi non sono poi così distanti da quelle bestie ancora convinte che la concentrazione di melanina in una persona possa in qualche modo esprimere un giudizio sulla qualità della persona stessa. È stato l'Europeo in cui è emersa la raccapricciante idea che non esistono negri italiani a meno che non facciano due goal alla Germania e popopopopo. Quell'idea in cui nero è bello se serve bene, se fa benissimo il suo lavoro. Che una volta tanto si prendesse dall'Europa anche quella cultura multietnica che si trova in alcuni grandi Paesi e non solo la politica economica, se ne parlerà forse per la prossima generazione. O per quando Balotelli farà 5 goal a partita nei prossimi mondiali.

Si, avevo elaborato qualche pensiero più profondo, ma non era meno banale di quelli sopra espressi, sperando di esser stato abbastanza provocatorio così e sperando che si riescano a fare riflessioni simili anche lontani dalla grande giostra del calcio internazionale. Perché, che ci piaccia o no, è da tifosi che ci poniamo nei confronti di quasi ogni questione sociale e non. Siam pur sempre un Paese dove per vent'anni ha governato il proprietario di uno dei maggiori club, che ha usato questa sua proprietà per fare campagna elettorale e il cui partito si chiamava come lo slogan più genuino che ti venga in mente guardando la squadra che porta la tua bandiera sul petto.
Ché non ho paura dell'italiano tifoso in sé. Ho paura dell'italiano tifoso in me.

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