domenica 28 ottobre 2012

Caro Silvio, io non dimentico.

Son giorni in cui il bipolarismo di Berlusconi ha raggiunto livelli mai visti, la demenza senile si manifesta da anni ed era solo questione di tempo prima che diventasse la norma. Dopo una meravigliosa condanna in primo grado a 4 anni di reclusione (che non farà mai, ma va bene così, chi vorrebbe vedere in carcere un povero vecchio) con 3 anni di interdizione dai pubblici uffici (questa è una figata, però con la minorenne rischia l'interdizione perpetua, un paradiso), Berlusconi ha dichiarato: Mi sento obbligato a restare in campo per riformare il pianeta giustizia perché ad altri cittadini non capiti ciò che è capitato a me. Stavano già partendo le telefonate di denuncia per stalking di buona parte dell'italico popolo quando poi ha detto che no, forse lo si nota di più se non viene. O magari se viene e sta in disparte. A margine di questa minaccia di stalking ha, come da 20 anni a questa parte, dichiarato che i magistrati ce l'hanno con lui, che è una sentenza politica, che deve riformare la giustizia, che lo fa per il nostro bene, che è la magistratura che l'ha fatto fuori.

Pertanto ho pensato: eh no, tanto che... (chi deve ricordare, ricorderà).

Berlusconi ha perso politicamente, contro nessuno. Questa è la misura di quanto pessimo come politico sia stato. Non per la magistratura, non per l'opposizione, ma per la sua pochezza. Berlusconi ed i suoi governi ci han portato nel baratro della credibilità, nella distruzione avanzata dello stato sociale e dell'unità nazionale. Ci hanno reso una nazione incapace di reagire alla tanto cantata crisi. È lì che ha perso, è quello il motivo per cui è stato mandato a casa: perché non è capace, talmente incapace, talmente inadatto che non è servito nemmanco trovare un'alternativa per mandarlo a casa.

Dice di farlo per noi, del resto quanti di noi han quotidianamente problemi di diritti televisivi? Io stesso mi ci trovo invischiato 2 volte al giorno, domenica inclusa, è snervante. L'ha sempre fatto per noi, come quando ha limitato le rogatorie internazionali per coprire il suo amico Previti: Previti è un compagnone, amico di tutti. Oppure quando ha ridotto i termini di prescrizione: non è che se 3 dei suoi processi vengono estinti per questo vuol dire che non valga anche per noi. Ok, ha fatto mettere il segreto di Stato su una sua villa così che il processo non partisse neanche, ma sono sicuro che ognuno di noi, possessori di ville ambigue dal punto di vista edilizio ed ambientale, se lo chiedesse, otterrebbe lo stesso risultato: è solo sfortunato lui o fortunati noi. Oppure quando ha deciso che Rete 4 poteva continuare a trasmettere: come avremmo fatto senza i Western ed Emilio Fede? Poi ci ha fatto passare al digitale, una figata avere un sacco di canali che non guardi e ci ha pure dato degli incentivi sui decoder. Si, lo so che il principale beneficiario di questi incentivi era suo fratello, ma il decoder ora ce l'abbiamo tutti no? Oppure quando ha fatto il decreto salva Milan, in fondo ha salvato tutte le squadre di serie A e ognuno di noi ne possiede una, non è certo una situazione che coinvolge 20 persone in Italia di cui lui è una di queste. E mi fermo qui, non voglio elogiarlo troppo che poi sembro di parte.

E sempre per noi ha pensato bene di mettere un filosofo come Buttiglione come ministro delle politiche comunitarie, senza contare quali finissime menti fossero Bossi e Calderoli per le riforme istituzionali: il loro rispetto per l'istituzione era la loro forza. Ai rapporti col parlamento ci ha messo financo Giovanardi ed andava tutto bene, se non eri un maledetto gay potevi avere rapporti col parlamento. Senza dimenticare il picchiatore fascista di Alemanno alle politiche agrigole: si sa quanti fasci si possono fare con l'erba. Su Gasparri alle comunicazioni, che non leggeva manco le leggi col suo nome, non mi pronuncio, è troppo facile. In fondo l'Italia aveva bisogno di un gigante (l'ironia qua, ci tengo a dirlo è sulla sua piccolezza intellettiva, non fisica) come Brunetta all'innovazione. Oppure del mio idolo indiscusso Rotondi all'attuazione del programma. L'Italia, ammettiamolo, ha bisogno di un ministro dell'interno che morde le caviglie dei poliziotti, ecco perché abbiamo avuto Maroni. E l'italia, in fondo, aveva bisogno di una nuova campagna etiope, un peccatto che La Russa abbia perso il posto prima di onorare la memoria dei suoi mentori. E per descrivere dove vogliamo mandare l'istruzione pubblica quale sguardo migliore del vuoto negli occhi della Gelmini? Questo, per altro, lo sapevamo anche prima che andasse al governo: avete notato quanto ha scelto bene il suo stalliere?

Per brevità (più pigrizia), poi, non elenco la serie lunghissima di persone di pochezza politica e di gran disonestà che ritroviamo nei suoi partiti: sono convinto che anche questo l'ha fatto per noi, lì teneva tutti intorno a lui così che non nuocessero alla popolazione, una sorta di carcere ecco.

Poi si, aveva delle debolezze, ma del resto quando incontri una marocchina nipote di un dittatore egiziano è normale perdere la testa. Io stesso l'avrei salvata dalla questura di Milano per evitare incidenti diplomatici. Certo, forse è poco credibile che una nipote d'arte minorenne facesse spogliarelli hard per il Presidente e, insomma, il dubbio poteva anche venirgli, ma quando perdi la testa... Certo, una persona così poco sveglia forse non dovrebbe avere responsabilità di governo alcuna, ma noi non siamo un popolo così sveglio, ammettiamolo.

Che poi io di giurisprudenza non so nulla, ma uno interdetto, sebbene solo in primo grado, dai pubblici uffici può candidarsi? No perché, in generale, sarebbe bene che almeno l'interdizione fosse attiva da prima, se no uno si fa eleggere e cambia le leggi. Non Berlusconi eh, ma un malintenzionato potrebbe farlo, riempiendo l'agenda di governo di cose che interessano solo a lui. Meno male che Silvio c'è stato.

venerdì 26 ottobre 2012

Di libertà sui blog e novità

Si nota che in sti 2 giorni sono a corto di idee su come diavolo trovare quei due termini nascosti in un integrale così che sto pezzo di tesi possa ritenersi fatto? Ebbene, nella speranza che l'idea sopraggiunga con un prorompente Eureka e non come un prorompente arcangelo Gabriele con la madonna, scrivo qui e vi beccate un meraviglioso post autoreferenziale.

Partiamo da un fatto di oggi: cambiano un po' le norme sulla diffamazione ed i blog. In particolare oggi i giornali titolano cose tipo: Diffamazione, anche i blog hanno obbligo di rettifica. Ebbene, non tocco i mille problemi che crea in generale l'obbligo di rettifica così impostato (se no perdo tutta l'autoreferenzialità), però messa così (e pure leggendo gli articoli) pare che una naturale interpretazione di questo emendamento del PdL sia che in questo si equiparino testate giornalistiche con comunissimi blog, come questo, che di diffide non se ne è mai prese (ma il suo scapigliatissimo autore si, un vero bad boy).

E INVECE NO.


L'emendamento dice:
capoverso «Art. 8», al comma 5, sostituire le parole: «Per le testate giornalistiche diffuse per via telematica» con le seguenti: «Per i prodotti editoriali diffusi per via telematica, con periodicità regolare e contraddistinti da una testata,».

Ora, correggetemi se sbaglio, ma quei blog cui fa riferimento sono, ad esempio, quelli che troviamo sul Fatto Quotidiano, la colonna delle opinioni per intenderci, in cui ogni giornalista e opinionista scrive su un blog che si appoggia sulla testata del Fatto e mi sembra ragionevole che lì si applichino le norme sulla stampa. Non certo un comunissimo blog, insomma non certo il 99,99% dei blog italiani. Insomma, sento puzza di giornalisti cialtroni qui.

Dopo aver salvato l'integrità di questo blog passiamo alle due imponenti novità. Come vedete, in fondo ad ogni post ora trovate 4 post in qualche modo correlati. Dico in qualche modo perché il modo in cui sono scelti è meno ovvio di quello che sembra (vorrà dire che scriverò di più così da avere più dati a disposizione). Per tutto ciò ringrazio l'Argonauta, che l'ha messo lui e quindi io ho copiato.

Secondopoi, ho aggiunto sulla sidebar un collegamento ad un post casuale nel profondo passato di queste pagine. Questo perché dopo che il post sui Pink Floyd ha rovinato per sempre ogni statistica che stavo facendo sui miei lettori e su come si comportano (ma ancora grazie per cotante visite), ho notato che c'è un buon numero di post che non sono tra i miei preferiti (ma che, insomma, non ci sono figli minori), che non vi siete letti mai. Visto che, da come arrivate qua, i post li scegliete in base al titolo e all'immagine direi che non sono stati letti per sfiga loro, quindi ho deciso che magari il karma ve li piazzerà lì, accanto alla vostra sfaccendataggine, restituendo loro un minimo di visibilità.

Beh, insomma, sti cazzi, non mi viene in mente come diavolo trovare i fermioni che mi servono, è un brutto giorno per fare il fisico oggi.

giovedì 25 ottobre 2012

Non essere choosy dai

Partirò da qualche premessa: non mi aspettavo granché dal governo tecnico (con lo stesso parlamento che ha giudicato credibile pensare che Ruby fosse la nipote marocchina dell'ex dittatore egiziano Mubarak le aspettative basse sono già un lusso) e infatti non si è andati affatto oltre tali aspettative. La Fornero, come tutti i tecnici, non deve fare dichiarazioni: non sono capaci di parlare, fate, non dite.

Ebbene, con queste premesse posso anche dire: la Fornero ha detto cose giuste. Purtroppo non sono mai stato capace di giudicare le dichiarazioni delle persone dal titolo che il giornalista ha scelto per farti leggere l'articolo. Perché il 95% delle volte il famigerato popolo della rete si incazza come una iena, in sostanza, per le dichiarazioni del titolista di Repubblica.

Non essere troppo schizzinoso è un concetto limpidissimo e condivisibile, la chiave sta nel "troppo". Soprattutto se poi, poco dopo, ha precisato che "I giovani italiani sono disposti a qualunque lavoro. Poteva capitare in passato, quando il mercato del lavoro consentiva cose diverse, ma oggi i giovani italiani non sono nella condizione di essere schizzinosi, tant'è vero che oggi sono precari", si che prende improvvisamente senso dire che è cosa buona giusta entrare nel mondo del lavoro appena se ne ha l'occasione, proprio perché di occasioni ce ne sono poche, in cerca, questo si, del lavoro ideale. Sfido chiunque a dire che sia una tattica vincente partire cercando il lavoro ideale e non fare una mazza finché non lo si trova.

Ecco, questo per dire che siete grossomodo dei boccaloni e ha detto tutt'altra cosa.

Ora passiamo alla seconda considerazione. Manca in tutto il discorso una piccola parola che si fa concetto: purtroppo. Mi sarebbe piaciuto che la ministro si fosse preoccupata della situazione drammatica che ha descritto, che non è normale trovare lavoro sistematicamente al di fuori dal proprio campo di studi (che per quasi tutti i percorsi di studio non mi pare una richiesta così esigente), che in quei precari che non sono schizzinosi ci sono ragazze e ragazzi che lavorano per poche centinaia di euro al mese, senza alcuna prospettiva di migliorare la propria condizione e dunque, punto centrale della gravità della situazione, senza speranza.

Insomma, avete preso una dichiarazione normale, una esposizione di un concetto generale e di un dato di fatto, come un'umiliazione per tutti i giovani. A me sarebbe piaciuto che non fosse una dichiarazione normale ma una denuncia di un problema grave. Poi si, l'ironia gratuita ed ingiustificata in rete è il mio sport preferito e avrete sempre tutto il mio sostegno e contributo, sia chiaro.

Ma, ripeto, fate, non parlate.

Un annuncio importante

Il vostro affezionatissimo vi informa che alle politiche non si candiderà e nemmanco si candiderà per sostituire il Celeste, anche perché probabilmente tale impegno influirebbe sulla qualità e la quantità dei post su questo blog e, insomma, il Paese ne ha bisogno.

Ho deciso di sottolinearlo di nuovo, dato che è un anno che Berlusconi ritira la sua candidatura e non c'è giornale che, ogni volta, si impegna a riempire paginate e home page. Ok che in Italia non succede mai niente, però far succedere sempre la stessa cosa ogni 2 mesi è snervante.

Un po' come le 21 volte che Monti ha dovuto dire che la sua esperienza di governo finirà nel 2013.

Poi sai che belli che saranno lì, al baretto, che giocano a carte, loro, col Walter e Massimino, da bravi pensionati.

Però se serve, resto.

lunedì 22 ottobre 2012

Imparate a vivere sul campo

È un po' che mi ritrovo ad ascoltare discorsi su quest'argomento, pertanto ho pensato: ehi, un bel modo di fare altre 20 visite guadagnando sulla pubblicità che non ho e mai ci sarà. L'argomento del contendere è l'incredibile mole di programmi televisivi che, come dire, dicono alla gente come si vive. Informo fin da qui che quanto segue non è basato su osservazioni dirette, quindi, insomma, magari dico cose false ma in fondo a voi interessa solo perdere qualche minuto.

Una volta c'era la prova del cuoco (o simile declinazione), che insegnava alle massaie di tutto il mondo italico a cucinare piatti che quasi sicuramente sapevano già fare. Aveva la funzione di ripasso, ecco. Oggi no, è un delirio. Cioè, la prova del cuoco c'è ancora, quella è una istituzione al pari del premierato, tuttavia i programmi si sono moltiplicati.

Ma non è finita qui.

Ora non ti insegnano solamente una ricetta che tu di certo non sapevi prima, ti insegnano di tutto. Per farti imparare tutto nella vita servono tanti programmi, al punto che ora c'è financo un canale televisivo dedicato espressamente ai maestri Miyagi dello sgamo quotidiano.

Ma il punto è: chi diavolo li guarda sti applausi sui maroni di programmi?

Prima di rispondere vi esorto a figurarvi per bene la scena di uno che vi applaude sui maroni.

Vi lascio più tempo perché le donne devono anche immaginare di averli.

Beh se non ci siete riusciti sappiate che è infinitamente meno piacevole che applaudire su Maroni, ma da la stessa sensazione di applaudire Maroni.

Lo so, ho provato.

No, non è vero, mai applaudirei Maroni.

Per rispondere alla domanda... tutti. Gente che riesce ad intrattenere intere conversazioni, con controversie, manco fosse tornato in auge il materialismo dialettico, su quanto riescano a comprare quelle tizie che fan la spesa con i buoni omaggio. Tonnellate di buoni omaggio. Ma io dico, che ve ne frega? Voi non avrete mai cotanti coupon per comprarvi la vostra fornitura di carta da culo a vita, perché continuate a guardare la vita che voi non avrete mai? Ovunque vada, prima o poi, parte la discussione, la narrazione. Che poi io quel canale del digitale non lo ricevo, mi sento un emarginato della società perché non ho il mio guru che mi insegna a fare la spesa.

Inoltre c'è l'altro aspetto che mi pare emerga con vigore da tal'altre trasmissioni: sono condotte da incredibili, immensi, sconsiderati pezzi di merda. Oggettivamente vedere uno che cucina o che si veste non deve essere granché appassionante dopo i primi 4000 minuti, quindi gli autori pare abbian pensato che se in tutto ciò ci sono una o più persone che trattano gli altri come se la dignità umana fosse nelle loro mani la gente si divertono (ah, che plurale liberatorio). Così si finisce nella perversione di provare piacere a vedere sconosciuti maltrattati.

Insomma la mia è solo invidia perché prima di quelle trasmissioni era questo il luogo che insegnava a tutti voi come si vive. Pertanto smettetela di guardare la vita che voi non avrete mai e iniziate a trattare male gli sconosciuti in prima persona, scoprirete che è piacevole quanto applaudire su Maroni, soprattutto se lo sconosciuto è Maroni. Sicuramente sarà più sano che godere di un male che non infliggete voi e, soprattutto, darà più valore ad ogni vostra buona azione altrimenti artificiosa ed impostata.

mercoledì 17 ottobre 2012

Ode alla minestra.

Quanto segue è dedicato ad un compagno di minestre.

La minestra è quel piatto che da piccolo ti fanno piacere così poco da minacciare un defenestramento per fartelo mangiare.
Quel piatto che fin da piccolo ti fanno pensare essere un piatto da vecchi, senza denti, che puzzano di, appunto, minestra.

Ecco, poi ci stupiamo del perché la gente crescano coglione (plurale, femminile).

Poi cresci e capisci che in fondo eri solo un bambino capriccioso che voleva la dannata pastasciutta ed è qui che la società tutta si divide, tra chi rimane quel bambino capriccioso e chi no.

La minestra è un'orgia di sapori dalla frenetica delicatezza, la minestra è una sicurezza.
La minestra ha tante declinazioni ed un'unica soddisfazione finale.
La minestra è un pasto completo per ogni stagione, scalda più di qualunque cosa in inverno ed in agosto la puoi mangiare tiepidina che in fondo è ancora buona.
La minestra è proletaria, la minestra è virile, la minestra è riflessiva.
La minestra fa bene allo spirito e al corpo e mai nessuno verrà a chiedervi di saltare da 39 Km di altezza per venderne di più.
La minestra rende più buone le persone, è un calore che si fa umano.
La minestra ti mantiene giovane, ma è una questione di maturità.
La minestra ti fa guarire quando sei malato e ti tiene arzillo in ogni altro momento della vita.
La minestra ti fa apprezzare ingredienti che separatamente non apprezzeresti (ma questo non vale molto, sfido chiunque a bersi dell'olio liscio).
La minestra ti regala a pranzo la convivialità che hai nel dopo cena quando esci a bere.
La minestra è dalla parte della pulizia del tuo colon, dunque dalla parte tua e delle tue riflessioni filosfiche.
Alla minestra mancano solo consistenti porzioni di maiale per fondare una sua religione indipendente e conquistare lo spirito del globo intero.
La minestra non ti fa rimpiangere l'assenza del maiale.
La minestra è sempre divisibile in parti uguali, è l'utopia fatta pasto.

Insomma se ai bambini si insegnasse ad esultare felici per un bel piatto di minestra in tavola (che, diciamolo, nessuno dei propri gusti in fase preadolescenziale dipende da noi, al più da quanto è divertente da mangiare, escluso il maiale, quello è buono in maniera oggettiva) questo sarebbe un mondo migliore, equo, senza più guerre e confini ma con un globo indistinto di individui multiforme che partecipano insieme alla grande esperienza collettiva che dovrebbe essere la vita ed il progresso.

John Lennon, suca.

lunedì 15 ottobre 2012

Siete tutti uguali

Dopo un po' di maxi indagini che han portato centinaia di mafiosi e collusi nelle patrie galere, dopo che negli anni '80 si era la seconda regione per numero di sequestri di persona dopo la Calabria, dopo un po' di omicidi più o meno illustri nel suo capoluogo, dopo numerosi episodi di intimidazione, sabotaggio e quant'altro nella miriade di micro paesi che coprono per intero la sua superficie, dopo una serie di sindaci, assessori, finanzieri, imprenditori e via andare finiti in carcere con accuse pesantissime, dopo un mucchio di beni confiscati (fase pigrizia per non trovare il numero esatto), pare che la regione (minuscolo) Lombardia si sia accorta che la Regione (maiuscolo) Lombardia sia stata infiltrata dall'ndrangheta, un'associazione mafiosa così oscura da avere un nome che comincia con un apostrofo. Una fortuna che ora questa oscurità sia stata spazzata via dall'assessore alla casa Zambetti, il quale ha pensato bene che, per amore della nostra illuminazione, fosse il caso di comprarsi i voti proprio dai clan, 50 euro l'uno.

Per una volta non farò una filippica su quanto si faccia finta di non vedere l'evidentissimo almeno dacché ho imparato a camminare, ma niente paura: farò la mia solita filippica. Lo spunto me lo da una serie di interviste che Radio Popolare ha fatto in qualche mercato milanese nei giorni successivi in cui chiedevano alla gente cosa ne pensavano di questo arresto per mafia. Il risultato è disarmante, dal non mi interesso di politica (come se questa fosse la politica) al sono dei ladri, come quello là in Lazio che mangiava all'evergreen sono tutti uguali. Ecco, qua mi appoggio, mi ergo sopra le tristi vite di ognuno di noi e pontifico.

Non che mi senta di difendere alcun politico e tralasciando il fatto che dal punto di vista logico è estremamente facile contraddire un'affermazione con "tutti" al suo interno, però mi da fastidio questo pensiero. Mi da fastidio perché è un pensiero povero, ecco dire sono tutti uguali è un modo di esprimere la propria povertà di pensiero. Un po' come utilizzare la parola geniale quando si intende semplicemente bello o originale esprime la propria povertà lessicale.

La teoria della relatività era geniale, i Pink Floyd sono geniali, momenti del cantautorato italiano sono geniali, le parole sono importanti.

Quelli tutti uguali siamo noi, continuamo a sputare su una classe politica che gli sputi di certo non fa nulla per non meritarseli e rimaniamo così dannatamente e fastidiosamente italiani. Si, alla fine verrà un post su quanto sia fastidiosa l'italianità. Passiamo il tempo a pensare quanto sarebbero golose e giuste quelle centinaia di milioni di euro che risparmieremmo con un taglio serio ai costi della politica, ma non vediamo che siamo in un Paese (maiuscolo, ma immeritato) con il 30% di sommerso. Traduco: una volta su 3, in media, ognuno di noi infrange delle regole che contribuiscono all'impoverimento collettivo del Paese. (non riesco a ritrovare quell'articolo di giornale che faceva due conti in merito al fatto che, se rispettassimo le regole, pagando le tasse, saremmo tipo i primi nell'universo, certo, non ricordarmi manco il giornale da cui era preso non vi aiuta).

Che poi, e qui vi credo uno sforzo di sincerità e immaginazione, se ognuno di noi avesse il potere di decidere il proprio stipendio, quanti di noi se lo ridurrebbero? Esatto, la risposta a questa domanda è il motivo per cui ritengo che il nostro parlamento rappresenti alla perfezione la popolazione.

Nel sommerso, anche nel sommerso, le mafie sguazzano e crescono. Nel sommerso vivono e nel sommerso sono intoccabili. Questo è il motivo per cui l'ndrangheta è la prima industria in Italia e, questo si, lo fanno coi soldi tuoi, con la vita tua, con la libertà tua. Con quel sommerso mettono nei posti giusti gli uomini giusti per fare i loro affari sbagliati.

Se passi le giornate a trovare metodi fantasiosi di fare il furbo, fintanto che riterrai furbo questo stile di vita, non ti sorprendere se poi nei tanto cantati palazzi del potere ci vanno certi farabutti, perché sono come noi, uguali a tutti noi.

Concluderò con delle note.
1: per i leghisti. Si, è una situazione fortemente favorita dall'immigrazione interna, ma il terreno fertile per la mafia era già qui, non ce l'han portato i calabresi. Si, si ghettizzano, ma siamo sempre la Milano che non affitta ai terroni, l'ospitalità non è di casa, l'ospitalità aiuta a non ghettizzare.
2: non c'entra nulla con tutto il resto. Non c'entra nulla il governo Monti, possiamo continuamente prendercela con il governo se le cose vanno male, però rimane un governo che è lì da meno di un anno, dopo che uno dei partiti che ora lo sostiene ha fatto scempio della cosa pubblica insieme a uno dei partiti che ora non lo sostiene (quelli verdi a cui è rivolta la nota 1). Non dimenticare come funziona il parlamento aiuta a capire come si vota.
3: anche io, come voi, adoro predicare bene e...

No, scherzavo, concludo con la considerazione che forse questa fuga dall'Italia dei giovani possa essere una manovra per tirare giù il mondo verso il nostro livello, un ventenne alla volta. Giusto perché la speranza di tirarci su...

lunedì 8 ottobre 2012

Smettere di fumare

Non fumo da 5 giorni, è stato relativamente facile. Ho deciso di smettere così, senza motivo, un mattino. Senza ultima sigaretta, senza buttare via tutto il mio tabacco. Semplicemente smettendo. Da allora ci son stati momenti difficili: intorno al pranzo, quando aspetto, quando bevo, quando non parlo e, ora, quando scrivo. Se arriverò in fondo sarà il primo post che scrivo senza accendere una sigaretta.

Non che fossi un fumatore incallito, ma sono comunque 10 anni da fumatore e quando fai una cosa per 10 anni senza pausa, in fondo, la fai solo per abitudine. Quindi ho detto basta, dopo 10 anni che vedo persone che provano a smettere, con cerotti, programmi d'aiuto, ipnosi, prostituzione, cose così. Mi son detto: proviamo a non portare più quella sigaretta alle labbra, così, con semplicità.
5 giorni, signori, ho anche eliminato il caffè perché era troppo crudele separare queste mie due dipendenze. Così i momenti difficili rimangono intorno al pranzo, quando aspetto, quando bevo, quando non parlo, quando scrivo e, ora, che la rete dell'università funziona male.
Certo, sono nervosissimo, oggi credo di aver tirato l'occhiata della morte ad una matricola perché, chessò, stava respirando. Ero abbastanza pronto a tirargli un pugno sulla gola se avesse anche aperto bocca.
Ma sto bene, quella macchia giallognola sul dito medio, in corrispondenza del punto dove tengo la sigaretta, sta addirittura cominciando a sparire.
Certo, ho le mani che letteralmente vibrano, ma per dio col violino in mano in questi giorni faccio cose come uno che sa suonare per davvero. O meglio, come uno che non sa suonare, ma lo fa al doppio della velocità di prima.
Ah si, mangio di continuo, ma mi sono imposto 50 addominali per ogni spuntino fuori programma che faccio. Sono potentissimo, spezzo le catene con la pancia.
Poi ok, non mi concentro più e con la tesi dovrei farmi venire una dannatissima idea originale per trovare il risultato originale che ci si aspetta che trovi entro 4 mesi. Però è tutta un'invenzione, non sono quei 5 cm di tabacco che bruciano, mi raschiano la gola, mi sporcano le dita ed i denti e infine spariscono nell'atmosfera a farmi concentrare. In fondo questa piccola sfida è anche un po' la sfida della mente contro la mente stessa, che si inventa una necessità che fisica non è. Basta non fare il gesto di tirare su il braccio e fumare. Basta continuare a farlo tenendo le sigarette lì, a portata di mano.

Poi i momenti difficili sono solo intorno al pranzo, quando aspetto, quando bevo, quando non parlo, quando scrivo, quando internet non funziona e, ora, quando cerco di capire perché la supersimmetria è così stronza.

In conclusione, la vita senza tabacco fa schifo, ma si sta meglio.

piesse. Questo post è tanto inutile quanto prematuro, probabilmente è il mio inconscio che mi dice di smorzare l'entusiasmo nato dal post precedente. Oppure è il mio conscio che esprime la sua felicità di scrivere tanto qualcosa quanto qualcosaltro. Soprattutto se quel qualcosa e quel qualcosaltro son inutile e prematuro.

lunedì 1 ottobre 2012

Io odio i Pink Floyd

Esatto, li odio, perché se qualcuno posta una canzone devo poi ascoltarmi tutto l'album da cui è così indebitamente estratta.
Li odio perché i live non posso solo ascoltarli e, contrariamente alle apparenze, ho anche qualcosa da fare con gli occhi se ho le orecchie occupate.
Li odio perché ho provato tante volte a fare un best of, ma veniva sempre una serie di album completi.
Li odio perché quelli che han fatto loro vengono proprio bene. E io non sopporto i best of (in generale eh), è difficile non  sopportare qualcosa di bello.
Li odio perché a Pompei han fatto la migliore versione di ognuna delle canzoni.
Li odio perché in quel live Nick Mason, in One of these days, si fa possedere dal charleston che prende vita e li odio perché Nick Mason è in ogni dannato fotogramma ed è straordinario.
Non posso sopportarli, non ce la faccio, del resto non posso ascoltarmi Interstellar Overdrive in bicletta senza avere un attacco di labirintite al minuto 8.40 e cadere. Che poi, sti bastardi want to tell me a story e io la voglio ascoltare, tante volte, assaporandola.
Li odio perché non vedo motivo per far gli splendidi visto che han una bicicletta e l'han pure prestata.
Li odio perché Ummagumma non ce la faccio a farmelo piacere, anche se ogni tanto è spettacolare e forse il migliore dei loro cd.
Per non parlare di Atom Earth Mother, che è bello sempre, con costanza, dal primo ascolto all'ultimo, con la stessa intensità di bellezza.
Li odio perché i primi 30 secondi di silenzio mi fan bestemmiare contro la batteria del lettore mp3 scarica.
Li odio perché quel basso in One of these days rendeva la sigla di Dribbling, negli anni 90, una pietra miliare della televisione italiana.
Li odio per i 23, sorprendenti, minuti di Echoes che ti rimangono dentro, dal primo SI all'ultima nota, perché ogni volta che sentirai un SI, o un sonar, o un brindisi, penserai per sempre al primo di quei 23 minuti.
Li odio perché Obscured by clouds è un'opera che se avesse fatto un qualunque altro gruppo sarebbe l'album di punta, sempre ricordato e venerato. Con loro no, maledetti, han pensato bene di farlo seguire dalla grandiosità, riducendolo a quell'album che ti ricordi poco se devi fare una lista e di cui raramente sai nominare una canzone che contiene.

Li odio perché The Dark Side of the Moon lo puoi mettere su qualunque film e lo migliora, ma sul Mago di Oz è più psichedelico.
Li odio perché più di una persona su 120, nel mondo, ha comprato quell'album e ha condiviso quella mistica esperienza.
Li odio perché Money è strepitosa, ma Time è meglio ancora e per questo la odio, lei e la sua assordante intro.
Li odio perché una volta che fai un'opera così ti aspetti la decadenza, ma han pensato bene di sbattere in faccia al mondo Wish you were here. Un album che ascolto di domenica, quando mi faccio la barba, per intero, dal momento in cui affilo il rasoio, a quello in cui faccio la schiuma, fino a che non pulisco il lavandino.
Li odio perché l'intro di Shine on you crazy diamond è dannatamente breve. Perché rendono quei 26 minuti di canzone incredibilmente veloci e mi scoccia dover schiacciare repeat.
Non sopporto Gilmor e la sua chitarra dolcissima che ti coccola nota dopo nota.
Poi arriva Animals, che ti riempie 40 minuti con note e testi che conosco poco. E io odio conoscere poco le cose belle.

Ma soprattutto, la radice ultima dell'odio, dell'insofferenza, risiede nel maledetto The Wall. Lui, che trasuda Roger Waters e la sua megalomania da genio da ogni nota. Lui e le sue prime 5 canzoni, così dannatamente perfette. Lui e il brivido che ti percorre la schiena quando Roger Waters, acuto in voce, ti urla If you want to find out what’s behind these cold eyes? You’ll just have to claw your way through this disguise. per farsi seguire da una schitarrata esplosiva, in una canzone che quando si ripresenta a fine disco è ancora più esplosiva. Li odio perché quando la suonavano c'erano aerei che cadevano in sala, fiamme, muri, un'esperienza sensoriale completa e io me la sono persa. Un'opera epica, completa, 81 minuti di lezione musicale e poetica. Ditemi ora se non è il caso di odiare un gruppo così.
Li odio perché non so dove collocare

They were all left behind,
Most of them dead,
The rest of them dying.
And that's how the High Command
Took my daddy from me.
Poi arrivano i motivi veri dell'odio, quelli che han eroso il gruppo, perché erano troppo perfetti, quelli che han portato a The Final Cut, straordinario come una cometa che colpisce la terra, indimenticabile quanto The Wall, concettuale, poetico, epico e ultimo album con Roger Waters.
And as the windshield melts
my tears evaporate
leaving only charcoal to defend.
Finally I understand
the feelings of the few
ashes and diamonds
foe and friend
we were all equal in the end.
Si, quelli successivi saranno comunque album storici, studiati e di livello altissimo, ma senza averli tutti insieme è come aver perso il grande amore. Ecco, The Final Cut mi fa male come un ultimo bacio, che sai essere l'ultimo, con la ragazza che stai lasciando (ti sta lasciando lei, lo sanno tutti). 46 minuti di bella tristezza.
Dunque si, li odio, dal primo all'ultimo, perché dall'83 ad oggi avrebbero potuto produrre insieme tanti di quei messaggi, così profondi e tecnicamente raffinati, da cambiare un po' le cose in sto mondo alla deriva.
Li odio perché di sicuro ci sarebbero altre cose, più profonde, più rappresentative da dire, ma non posso certo scrivere un poema e anche in quel caso non renderebbe giustizia.

Andate a cagare, Pink Floyd di sta fava. 


E grazie.