sabato 22 dicembre 2012

La vera storia non ancora scritta del Natale - Parte Seconda.

Qui la prima parte

Ancora calci nel sedere, ma non poteva certo accettare di guadagnare talmente poco da andare in perdita solo raggiungemdo il posto di lavoro. Nella metropolitana alcuni bambini dicevano ai genitori cosa volevano per Natale, nessuno credeva più in lui, nemmeno lui. Del resto, c'era da ammetterlo, non si assomigliava nemmeno più. Stava accumulando regali per i bambini di tutto il mondo da mesi oramai, tutti stipati del suo minuscolo appartamento, al punto che il riscaldamento non gli serviva nemmeno più.
Meglio, pensava, ho più soldi a disposizione per bruciarli la notte di natale.
Una volta non gli bastava un piccolo appartamento per tenere tutti i regali, ma i pochi soldi e le bombe sulle scuole avevano tristemente facilitato lo stoccaggio.
I suoi ritorni a casa, vestito come un pagliaccio ad un funerale, erano quanto di più vicino c'era a quella che una volta si chiamava ricerca di mercato. Si avvicinava di soppiatto ai genitori con figli e origliava divertito i loro desideri. Quella parte per lui aveva ancora la giocosità di un tempo, anche se lo intristiva ricordarsi che non doveva più guardare dentro il cuore della gente per scoprire i loro desideri. In pratica ormai assecondava le bugie che raccontavano a loro stessi.

Era il tramonto, adorava guardarlo da giovane. Si chiedeva ancora, dopo anni che era celato dietro palazzoni ordinati e l'immancabile nube tossica fuligginosa, se fosse travolgente come ricordava, se sapesse risvegliare ancora le paure delle persone che una volta osservavano stupefatte il cerchio di fuoco morire dietro l'infinito. Quella nube si era portata via ogni emozione, compresa la paura: era rimasto solo un senso di inevitabilità.

Sarà meglio sbrigarsi, i regali non si fabbricano certo da soli.

Mancavano pochi passi al portone di casa quando vide il signor Natale, un arzillo vecchietto che abitava al piano terra praticamente da sempre e che non usciva da quel museo della memoria che era il suo appartamento da almeno 80 anni, affacciarsi e fare due passi nella strada coperta di neve nera. Il signor Natale era abbastanza anziano da ricordarsi di aver creduto in lui, ovviamente non ha mai capito che dietro al gracile, trasandato e disoccupato signore del 51-C si celasse la creatura magica che aveva arricchito i suoi sogni e desideri d'infanzia, ma una qualche connessione tra i due si era anche stabilità, dacché erano diventati vicini di casa. Gli piaceva incontrare il signor Natale, aveva ancora in corpo un cuore da leggere e fargli i regali era così molto facile. Non voleva altro che compagnia dunque ogni anno gli bastava lasciargli qualche allucinogeno nell'acqua per fargli passare ore e ore coi suoi parenti, attorno alla tavola imbandita che trasudava convivialità. Un regalo che il signor Natale riceveva inconsapevolmente e che lo rendeva tanto felice che oramai, in un'epoca di speranze assenti e disperazione, quasi tutto il suo lavoro si limitava a somministrare allucinogeni a tristi cuori senza più sogni.

Fece per salutarlo, sorpreso di vederlo in strada, ma gli si gelò il sangue. Per un attimo aveva di nuovo visto nel suo cuore, un cuore che per anni ha illuso con le sue sostanze di essere ancora puro, un cuore improvvisamente diventato consapevole della pochezza della propria esistenza, della solitudine: un cuore solo, l'ultimo che contenesse qualcosa. Era evidentemente troppa responsabilità per un povero vecchio.
Con un gesto deciso aprì la tuta protettiva, qualcuno disse di averlo visto sorridere ma lui sapeva che erano solo le sue guance ad essersi sciolte sotto la neve. Non era più il suo mondo da tempo, il dolore di averlo scoperto era stato troppo grande.

Ed ecco che la morte ci uccide senza lotta, si ricordò di aver letto una volta.

Fu quel suicidio a fargli prendere una decisione. Salì le scale con un vigore che mise a dura prova le sue coronarie ed iniziò ad ammassare tutti i regali preparati.


Qui la terza ed ultima parte

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