venerdì 14 dicembre 2012

Non è diventare grandi: è marcire

Quando ero piccolo era un momento meraviglioso. La città si faceva silenziosa, perfino il tram 4 ed il tram 1, che nella mia memoria passavano alternativamente ogni 11 minuti, diventavano silenziosi, perfino le vibrazioni che trasmettevano alla casa si sentivano di meno.

Nevicava.

Un democratico velo su tutto, ogni auto identica a quella che la precede, tutti uguali, silenziosi, lenti.

Quando ero piccolo guardavo la neve cadere, speravo che continuasse ad esistere una volta toccato l'asfalto, assaporavo in anticipo l'istante in cui avrei lasciato segno del mio passaggio per la prima volta su quel tappeto scricchiolante.

Guardavo gli spazzaneve e gli uomini con le pale e io vedevo in loro il male, coloro che mi rubavano i sogni lasciandosi dietro quella pappetta nerastra mescolata al sale.

Il sale.

Il sale lo vedevo come il veleno per la fantasia e spargere il sale era inequivocabilmente la misura della stupidità umana.

Ecco, quest'anno la neve l'ho spazzata io, il sale l'ho messo io e solo a quel punto ho realizzato che non basta avere lo stesso piacere di sempre nel calpestare la neve e farla scricchiolare: si diventa grandi quando sei tu quello che porta via la fantasia di un ipotetico bambino.

Invecchiare fa schifo.
Se la gente invecchiano è per colpa dei gay che si sposano. Benedetto XVI.

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